Incontro donatori - borsisti, mercoledì 30 maggio 2018
Università LIUC Castellanza
INTERVENTO AMICI DELLA LIUC
Investire nella conoscenza vuol dire aiutare i ragazzi ad impostare un percorso di studi che sia il più aderente possibile alle richieste che provengono dal mondo del lavoro
SCOPO? Creare una forte sinergia fra le imprese, il mondo della scuola (a qualsiasi livello) e le Istituzioni
E’ stata proprio la mancanza di sinergia, di collegamento, fra formazione – territorio e imprese, con le relative domande/offerte, a contribuire all’incremento del tasso di disoccupazione giovanile
Oggi spesso ci sentiamo dire dagli imprenditori che è sempre più difficile trovare lavoratori (giovani o meno che siano) con adeguata preparazione (soprattutto specialistica) per poter rispondere alle necessità che provengono dai settori “chiave” della nostra economia: penso al mondo dell’agroalimentare (oggi è sempre più di attualità anche la formazione giuridica di settore), penso al settore delle tecnologie, della comunicazione, della meccanica avanzata, della chimica, per non parlare del comparto della moda.
Per dirla breve: i giovani hanno fame di lavoro, le imprese hanno necessità di competenze tecniche per essere sempre più competitive – il problema è che non sempre è facile far dialogare queste due realtà!!
Oggi, tra le varie innovazioni, un posto speciale lo riveste sicuramente l’alternanza scuola – lavoro, anche se, va detto, non sempre si tratta di un’esperienza gratificante per i ragazzi
OBIETTIVO FINALE?
Dobbiamo diventare un Paese attraente sia dal punto di vista dell’offerta formativa che lavorativa. In questo realtà come la LIUC e, nel suo piccolo, come gli Amici possono contribuire a costruire un vero e proprio “laboratorio delle eccellenze”.
ALTERNATIVA?
Perdere competitività e, quindi, la sfida con quei Paesi che da anni, qualcuno come la Germania addirittura dal 1954, ha concentrato la maggior parte degli investimenti nelle università, nei centri di ricerca e nella sperimentazione.
Questa è la sfida che vale ben più del progetto “industria 4.0”.
Il nostro Paese è sempre più vicino alla fine del bivio: o cerca di recuperare il gap con i principali Paesi competitor oppure morirà di assistenzialismo, clientelismo e di tutti quegli “ismo” che hanno portato (e non certo per colpa dei tedeschi o dei francesi) l’Italia nelle condizioni di essere, nei fatti, un Paese a sovranità economico-politica limitata, ricattabile e sull’orlo del fallimento.
Noi abbiamo deciso di lavorare per il progresso del Paese, ma non so quanta parte del Paese vuole veramente investire sul proprio futuro